

La sua posizione è perfetta e dal mare le montagne sembrano proteggere ed esaltare il borgo che si trova come al centro di un ventaglio.
La sua storia è molto antica ed è stata ritrovata una necropoli della popolazione locale risalente all’età del ferro tra il IX e l’VIII secolo a.C. nella zona di Santo Stefano e resti di un edificio della Magna Grecia a Monte Palazzi. Altre necropoli appartengono invece al periodo greco e a quello romano.
Una leggenda narra che il centro iniziale, Castrum Minervae, sia stato fondato dal re di Creta Idomeneo che sfuggiva alle conseguenze della guerra di Troia e all’offerta di suo figlio agli Dei.
Il suo nome è stato sempre indicato in greco e forse viene dalle parole Kripteria, ossia nascondiglio, o Akropteria, situata in luogo elevato, e forse è stato una fortezza anche in epoca greca quando dipendeva dall’antica Locri.
Con la conquista Romana, Grotteria assunse una certa importanza e venne chiamata Crjpta Aurea, ossia grotta d'oro per la presenza di miniere d’oro e d’argento. Molti degli insediamenti greci in Calabria erano stati scelti in funzione delle miniere.
Con la caduta di Roma, Grotteria visse la perdita della struttura sociale e le prime notizie di nuove comunità si hanno con i monaci Basiliani che erano arrivati da Bisanzio portando con loro i riti della chiesa ortodossa. Sia il castello che l’ex convento dei francescani sono stati costruiti su precedenti edifici bizantini e in uno di questi morì nel 1050 Sant’Elia Eremita.
Il castello risale al periodo normanno intorno al mille, quando la popolazione cercava rifugio in fortezze per sfuggire alle incursioni dei saraceni, e allora Grotteria faceva parte della contea di Ruggero d’Altavilla.
Grotteria divenne un feudo indipendente ma presto la natura cambiò il suo destino. Infatti la sua storia è stata scandita dai terremoti, come quelli del 1160, 1184 e 1783 che hanno distrutto più volte il patrimonio edilizio e il castello, di cui oggi restano poche rovine.
Nel Duecento anche in questa zona della Calabria arrivò l’espansione degli Svevi di Federico II che fecero rifiorire il borgo.
Tutta l’area è stata soggetta a ripetute incursioni di pirati che portano anche a contatti con turchi e in questo periodo iniziò in Calabria l’allevamento del baco e la produzione della seta.
Nel 1430 un suo ‘figlio,’ il filosofo e medico Nicola trovò un antidoto contro la peste.
Con l’arrivo degli Aragona, il re concede la Baronia di Grotteria a Marino Correale, suo consigliere a cui il re aveva concesso molte signorie nel sud Italia. In seguito il feudo arrivò anche ai Ruffo e ai Caracciolo ed iniziò la sua crescita.
Intorno al 1500, i signori di Grotteria governavano un vasto territorio di circa 32 casali, e il feudo fu retto ancora dai Ruffo, poi dai de Luna d’Aragona, che hanno il loro palazzo al centro del paese, e infine dai Carafa. Questi lo tennero con un intermezzo fino al 1806, anno della fine del feudalesimo.
Il castello iniziò a perdere di importanza e per un periodo venne adibito a carcere. La vita cambiò radicalmente con il terremoto del 1783 che distrusse il castello e il centro storico. Gli abitanti scelsero però di ricostruire il paese dove si trovava mentre il castello si avviò ad un lento e costante decadimento.
Restano le leggende, come quella di un tesoro custodito da due grandi serpenti. Se si sconfiggono i serpenti si arriva ad una chioccia con pulcini d’oro.
Nel 1855 un nuovo evento naturale devastò il paese, una grande alluvione inondò le campagne e portò miseria.
La natura appare in tutto il suo splendore ai Piani della Menta con un laghetto e una faggeta e sentieri che arrivano sulla vetta di Monte Palazzi a 1215 metri.
Nel Passo di Croceferrata si trovano resti di un edificio greco poi diventato forse una stazione di posta romana.
Nel suo territorio si trovano le frazioni di Zinni, Cambruso, Farri-Ricciardo, Bonbacone, Agliona, Pirgo e Marcinà.
La tradizione più sentita è quella del Crocifisso che nasce da un miracolo accaduto nel 1745 quando una grande tempesta stava devastando il paese. Gli abitanti riuscirono a far tornare il bel tempo portando in processione il crocifisso che da allora è diventato il patrono del borgo.
La festa più grande è quella del Triduo Pasquale durante la Settimana Santa.
(Foto di copertina di Pasquale Bruzzese)
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