Il foliage dell’Etna si tinge dei colori dell’autunno, il rosso della vite canadese annuncia il cambio della stagione, mentre il gelsomino ancora imperante comunica che giornate per lo più assolate ancora riempiono, nonostante tutto, i paesaggi etnei.
Dentro le case si cattura ancora la luce solare fino all’ultimo sorso e questi sono i tramonti più belli da far invidia a quelli estivi marittimi.
I camini cominciano a scoppiettare nel fresco della sera ed una nuova luce calda riempie il focolare domestico.
Sull’antico tavolo appaiono nel cesto di vimini anche i frutti ottobrini come le castagne e le mele cotogne, che insieme all’uva ed ai frutti antichi dell’Etna crescono solo sul suolo fertile del nostro vulcano.
Su una pubblicazione edita da “Lettera Ventidue” alcuni amanti del territorio scrivono che:
“l’Etna, rappresenta un serbatoio di agro-biodiversità che in virtù della ricchezza dei microclimi, di tipologie di suolo, di condizioni orografiche, si esprime in una moltitudine di specie arboree, arbustive ed erbacee.
Ognuna di queste è rappresentata da un numero elevato di varietà, alcune delle quali anche di una certa importanza economica. Sono tutte degne di essere recuperate, caratterizzate e tutelate dal rischio di erosione genetica.”
Ma chi porta con sé le tradizioni familiari del territorio, le rievoca secondo le stagionalità con amore e costanza tenendole nel proprio patrimonio genetico ed ereditario, come un grande dono.
È il caso della nota antica varietà delle Pere Spinelli (pira spineddi), un frutto antico dell’Etna di colore verde chiaro e con sfumature di rosso commestibile solo previa cottura.
In una delle prime giornate fresche di fine ottobre, le ritroviamo sul banco frutta di alcune botteghe locali a km 0, appese a grappoli con lo spago. Sono inserite nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.).
Le Pere Spinelli sono ricche di Boro e Calcio e sono composte da carboidrati e zuccheri con un buon contenuto di fibre. Tra le vitamine sono presenti la B1, B2, B3 e C e tra i minerali sodio, potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo.
Dopo averle lavate le si cucinano con un pizzico di sale grosso, pezzi di stecca di cannella e chiodi di garofano o in acqua o al forno.
Nella zona est della Sicilia le si utilizzano nella preparazione di alcuni piatti tipici come il coniglio in agrodolce e lo stocco alla messinese.
Ed ecco che ciò che emoziona di più è il profumo che si espande per la casa, con le note prevalenti di cannella e chiodi di garofano che annuncia davvero l’arrivo del primo freddo e l’approssimarsi dell’inverno etneo.
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