Scopriamo l'Asia con il viaggio di Alessia
Scopriamo l'Asia con il viaggio di Alessia

Il viaggio di una nomade digitale: l’altro lato del viaggio

Scopriamo l'Asia con Alessia

Scrivo da Kuala Lumpur, mentre fuori il traffico pulsa e il cielo si colora di un tramonto dorato. Siamo arrivati qui da pochi giorni, penultima tappa del nostro lungo viaggio da nomadi digitali. Un po’ provati dagli ultimi alti e bassi che abbiamo incontrato nell’ultimo mese.

Ci attende ancora Singapore e poi, a fine luglio, si torna in Italia. Lo avevo anticipato anche nell’ultimo articolo, ma adesso che ci siamo quasi, tutto sembra più reale.

Lasciare Bali, la tappa precedente, non è stato facile. Anzi, è stato un piccolo strappo al cuore. Avevamo grandi aspettative per quell’isola, ma ammetto che temevamo che il turismo di massa l’avesse snaturata. Invece no. Bali ci ha stupiti, accarezzati, accolti.

Ma ci ha anche dato un grande insegnamento.

Certo, i luoghi “instagrammabili” non mancano, come non mancano le classiche esperienze per turisti. Ma sotto quella superficie c’è ancora tanta autenticità, soprattutto nelle persone. Un sorriso sempre pronto, una gentilezza disarmante, un’accoglienza che raramente abbiamo incontrato altrove.

Ci siamo sentiti a casa, anche a migliaia di chilometri dalla nostra.

Tra i luoghi visitati, ce ne sono un paio di cui vi devo assolutamente parlare.

Uno è quello che mi è piaciuto meno anche se sulla carta doveva essere quello perfetto, ovvero Canggu.

Bali infatti è molto famosa per essere il paradiso dei nomadi digitali, soprattutto l’area di Canggu. Ma per me non è stato così. L’ho percepita come troppo occidentalizzata, troppo “a misura” di nomadi digitali e surfisti, con negozi che potremmo trovare facilmente in Australia (non a caso molti turisti arrivano proprio da lì).

Invece, il posto dove pensavo che mi sarei annoiata, quello mi ha rapita. Amed, la perla a nord-est dell’isola, perfetta per chi cerca pace, snorkeling, lavoro in riva al mare e localini deliziosi dove assaggiare piatti locali o concedersi qualche coccola occidentale.

Ed è lì che ho vissuto una delle paure più grandi della mia vita.

Giuseppe, il mio compagno, da qualche giorno si lamentava per un linfonodo gonfio sotto l’orecchio destro. Inizialmente pensavamo a una semplice infiammazione, ma per sicurezza ci siamo rivolti a una clinica. Abbiamo sempre avuto un’assicurazione sanitaria attiva – una di quelle decisioni che fai sperando di non doverne mai aver bisogno… ma che in quel momento ci è sembrata una benedizione.



Scopriamo l'Asia con Alessia
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Da lì è iniziato l’incubo.

Il medico lo visita, palpa il linfonodo, ci guarda con uno sguardo serio e ci dice: “Potrebbe essere un’infiammazione... o un tumore.”

In un attimo il mondo si è fermato.

Il mio cuore ha perso un battito. Giuseppe è diventato pallido. Io ho cercato di restare forte per lui, di non fargli vedere il terrore che mi stringeva la gola… ma dentro ero devastata.

La mente ha cominciato a correre. Pensavo al nostro futuro, ai sogni che ogni giorno costruivamo insieme. A quello che sarebbe stato se non ci fosse più stato lui. Lui che è la mia forza, il mio compagno di avventure, quello che mi spinge a essere la versione migliore di me stessa. Il mio amore più grande.

Non riuscivo a immaginare nulla senza di lui.

Eppure dovevo restare lucida. Cercavo di rassicurarlo, anche se io stessa avevo bisogno di essere rassicurata. Mi dicevo che non poteva essere così grave, che era azzardato fare una diagnosi del genere solo toccando un linfonodo. Forse era un’infezione dentale, magari un’infiammazione da raffreddamento, una cisti… qualcosa di benigno, risolvibile.

Ma non riuscivo a scacciare quel pensiero buio.
E se il nostro viaggio finisse qui? Non per scelta, ma per necessità?
E se quella frase, detta con così tanta leggerezza da un medico, stesse per cambiarci la vita?

Il pomeriggio stesso siamo andati in un’altra clinica, più grande, dall’altra parte dell’isola.

Lì abbiamo incontrato uno specialista che ci ha subito trasmesso un po’ di calma. Ha escluso – con cautela, ma con più precisione – la presenza di un tumore. Ha consigliato un’ecografia e una visita dentistica, per indagare meglio l’origine del gonfiore.

E per fortuna gli esami hanno confermato che non si trattava di nulla di maligno.
Solo un’infiammazione. Con tutta probabilità, causata da denti del giudizio in cattive condizioni.
Un sospiro di sollievo lungo come il viaggio stesso.

Certo, adesso ci aspettano altri passaggi: l’estrazione dei denti non è una passeggiata e Giuseppe dovrà affrontarla presto. Ma tutto ha un altro sapore, ora che sappiamo che sta bene.

Questa esperienza ci ha insegnato tantissimo.
Che ogni giorno è un dono. Che la salute è la base di tutto. Che le parole possono ferire o salvare, a seconda di come vengono dette.
E soprattutto, che siamo fortunati.
Perché non solo abbiamo vissuto un viaggio incredibile, ma l’abbiamo vissuto insieme. Con tutto ciò che comporta: risate, scoperte, stanchezza, paura… amore.

Ora ci godiamo le ultime tappe, con il cuore più leggero e grato. E anche se il ritorno in Italia si avvicina, sappiamo che questo viaggio continuerà in forme nuove.
Perché ogni esperienza lascia un segno e ogni paura superata ci rende un po’ più forti.

 

 

 

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Scritto da
Alessia Di Donna

Alessia Di Donna è una Meta Ads e Google Ads Specialist Freelance, con una forte passione per il marketing digitale e il mondo orientale. Ha conseguito una laurea magistrale in Lingua e Civiltà...

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