Il museo dell’Operetta a Torre Cajetani è molto di più che una semplice raccolta di memorabilia di un grande attore come Sandro Massimini, ma è il racconto di un secolo di vita sociale.
Il museo racconta la storia della ascesa della borghesia con la sua voglia di emanciparsi, divertirsi e creare un proprio stile. Se l’opera è legata soprattutto al melodramma, alle corti reali e ai grandi teatri, l’operetta racconta della vita sentimentale di persone in modo allegro e gioioso.
Nella raccolta di locandine originali provenienti da varie parti d’Europa si riesce proprio a percepire questo spettacolo scanzonato in cui anche la donna inizia ad assumere un nuovo ruolo. Non a caso nel nome della operetta più famosa è racchiuso proprio questo spirito: La Vedova Allegra, Die Lustige Witwe, di Franz Lehár.
L’operetta nasce intorno alla metà dell’Ottocento in Francia per poi andare a Vienna e a Londra. E’ una evoluzione dell’opéra-comique francese, del singspiel tedesco e della ballad-opera inglese che erano generi teatrali nati in opposizione al monopolio dell’opera italiana nell’Europa del ‘700.
E questa presunta rivalità è in parte la condanna dell’operetta ad un ruolo di secondo piano. Gli attori dell’operetta dovevano avere le stesse doti canore e artistiche di quelli di un’opera ma non avevano la stessa reputazione teatrale.
Il suo massimo splendore si è avuto con il periodo della Belle Epoque, e nei diversi paesi gli spettacoli iniziano ad avere stili e forme particolari e uniche. Stili che sono rappresentati da tre grandi compositori: Jacques Offenbach in Francia, Johann Strauss II in Austria e Gilbert & Sullivan a Londra.
Negli Stati Uniti il re dell’operetta è stato Victor Herbert che la contamina con il Jazz e il rock trasformandola in musical, spesso anche in pellicola. Si può dire che gli anni ’30 americani sono caratterizzati da pellicole di ballerini e cantanti spesso nati proprio da spettacoli teatrali.
In Italia l’operetta è legata ai nomi di Mario Costa, Virgilio Ranzato, Giuseppe Pietri e fra i titoli più famosi citiamo Addio Giovinezza e Acqua cheta (Pietri), Il paese dei campanelli e Cin Ci Là (Ranzato), Scugnizza e Posillipo (Costa), La duchessa del Bal Tabarin e La Danza delle libellule (Lombardo).
Ma la rivalità con l’opera è troppo grande ed alla fine degli anni ’30 inizia la trasformazione nella rivista. Ma per pochi selezionati intenditori, l’operetta conserva il suo fascino intatto e le sue rappresentazioni sono una vera delizia.
Il più grande interprete dell’operetta è stato Sandro Massimini, nato a Milano nel 1942, che la ha rimodernata con nuovi ritmi e nuovi balli. Nella sua carriera Massimini per oltre 25 anni ha portato sulle scene le migliori operette italiane e internazionali.
Sandro Massimini si è spento giovane ma ha lasciato la sua collezione di cimeli al pubblico in modo da poter continuare a far vivere questo genere musicale capace di dare una immagine immediata degli ‘anni ruggenti’.
Una sala del Museo dell’operetta di Torre Cajetani è destinata alle proiezioni e sono visibili famose scene di spettacoli in cui apprezzare subito la sua arte e il potere coinvolgente e comunicativo dell’operetta.
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