Storia e mistero nelle Cisterne Romane di Ventotene

Storia e mistero nelle Cisterne Romane di Ventotene

Un viaggio nelle profondità dell’Isola di Ventotene, con una Visita guidata all’interno delle Cisterne Romane nate per raccogliere acqua piovana e poi trasformate in altro. Testimonianza dell’ingegno che ancora oggi tiene testa al tempo, una prova inconfondibile della bravura dei nostri antenati utilizzate in diversi modi fino a pochi decenni fa. 

Abbiamo visitato insieme ad una guida locale le cisterne di Villa Stefania e le Cisterne dei Carcerati, un tempo raccoglitori dell’acqua piovana e poi plasmate in modo diverso dal tempo e dagli abitanti di Ventotene. Luoghi , che conservano ancora tutto il loro fascino e un poco di mistero. 

La bellezza dell’Isola di Ventotene non passa inosservata al giorno d’oggi, pensate millenni fa!

Era così bella che i Greci una volta approdati sulle sue scoscese coste le diedero il nome di “Pandoteira ”, che significa “dispensatrice di ogni ricchezza”
Purtroppo Ventotene come molte isole ha il problema di non possedere sorgenti naturali di acqua dolce, per questo nessun popolo che la visitava riuscì mai a stabilire un insediamento fisso.

Un po’ di storia...

La situazione cambiò nel 27 AC, quando per la prima volta l’imperatore Romano Cesare Ottaviano Augusto sceglie l’Isola come luogo di villeggiatura, e incarica di costruire una villa su Punta Eolo, che ad oggi conosciamo con il nome di “Villa Giulia”. Giulia era sua figlia che lui aveva mandato qui in esilio per la sua condotta poco ‘imperiale’.

L’impresa della costruzione di questa sfarzosa villa era a dir poco titanica, ma i Romani erano lì per rimanere, e furono i primi colonizzarla. Contemporaneamente alla costruzione dell’omonimo “Porto Romano”, per cui vennero spostati ben 60.000 metri cubi di materiale, cominciò la costruzione delle cisterne per la raccolta di acqua piovana.

Quando e come visitare le Cisterne Romane di Ventotene 

È possibile visitarle in giorni e orari prestabiliti, con la presenza di una guida della riserva, che vi accompagnerà per tutto il percorso. I giorni delle visite sono Lunedì, Mercoledì e Venerdì, la partenza è alle 18:00. Invece il Sabato è alle 22:00. 

Per effettuare la visita è consigliata la prenotazione, che si può effettuare al Museo Storico Archeologico di Ventotene, all’interno del Palazzo Comunale, che è anche il punto di partenza per la visita guidata. Ci si incammina poi per una delle due stradine che percorrono Ventotene nella sua lunghezza per poi dirigersi a piedi alla prima cisterna. Il giro comprende la visita a tutte e due le cisterne, Villa Stefania e dei Carcerati, e dura all’incirca un paio d’ore.

La storia delle Cisterne dei Carcerati e di Villa Stefania

Ma la loro storia non finisce con i romani, e da semplici contenitori d’acqua diventano veri e propri luoghi prima di salvezza... e poi di prigionia.

Nel II secolo DC Villa Giulia viene abbandonata. Da lì in poi le cisterne si svuotano della loro acqua e della loro funzione. Alcune leggende popolari narrano che con l’arrivo dei pirati, i pochi abitanti rimasti a Ventotene cominciarono ad utilizzare le cisterne, ormai immense gallerie vuote, come veri e propri luoghi di residenza e rifugio. Troviamo ancora oggi testimonianze che le cisterne furono utilizzate come rifugio e poi eremo da alcuni monaci, che dal III al IV secolo DC vi trovarono il giusto luogo per raccogliersi in preghiera e meditazione.

Ad oggi due sono quelle visitabili, conservate nel tempo in maniera impeccabile: le Cisterne di Villa Stefania e le Cisterne dei Carcerati

Le Cisterne dei Carcerati sono quelle che conservano ancora il loro aspetto incontaminato dal tempo. Dall’entrata agli ambienti interni, si possono ammirare le qualità originali di questi giganti dell’architettura e ingegneria Romana, grazie al  “coccio pesto” presente sui muri interni e esterni per renderli impermeabili. 

Pendenze studiate, l’uso dei pesci per ossigenare l’acqua, le tecniche utilizzate per non renderla stagnante e non farla imputridire, tutto questo ha un fascino particolare.

Ma la particolarità di questa cisterna sta nel nome. 

La cisterna dei carcerati è stata residenza di molte persone diverse che hanno creato il mistero di questi luoghi. I monaci di Ventotene, che l’hanno utilizzata per anni come abitazione e luogo di preghiera, hanno lasciato le loro testimonianze con i simboli cristiani e i piccoli altari scavati nella pietra. 

Ma il mistero nasce quando  100 carcerati nel 1768 per ordine del Re di Napoli, Federico IV di Borbone, vennero mandati sull’isola come manovalanza a costo “0”, utilizzati nelle cave di tufo e nella costruzione della Chiesa e del Forte Torre.

I carcerati ai lavori forzati, mandati da Ferdinando IV , furono gli stessi che costruirono il Carcere di Santo Stefano, destinato non a loro, ma, bensì ai detenuti più violenti e pericolosi delle carceri del Regno.

Con la colonizzazione, e quindi l’arrivo di contadini e pescatori, tra il 1771 ed il 1772, le Cisterne furono riutilizzate come cantine ed in particolare quella dei Carcerati anche come stalla. A testimoniare la presenza di buoi nelle gallerie, ci sono dei fori passanti sulle pareti, attraverso i quali gli animali erano legati a corda.

La Cisterna dei Carcerati con la sua storia suscita in tutti quelli che la visitano un’aria di mistero, a partire dal nome che non passa inosservato. Leggenda vuole che gli sia stato dato quando il carcere di Santo Stefano ancora non esisteva. Mentre quest’ultimo veniva costruito dai detenuti stessi, si pensa che la cisterna in questione servisse per ‘contenere’ i detenuti durante la notte, quando non erano fuori a lavorare. 

Camminare in queste gallerie, ascoltare la storia dei 100 uomini e vedere frammenti di testimonianze è un’esperienza incredibile. 

Nella Cisterna dei Carcerati sono assolutamente da vedere le firme dei visitatori che, venivano a visitarle lasciando una dedica. La più antica è di “Pasquale Mattej” datata l’8 Luglio 1847.

Dall’aspetto “moderno”, sono le Cisterne di Villa Stefania, più piccole ma più complesse nella planimetria, rispetto a quella dei Carcerati. In queste cisterne si possono osservare in modo netto le parti modificate nel tempo dalle famiglie dell’area, che le hanno utilizzate fino agli anni ‘80 come magazzino, e cantina. Insomma chi più ne ha più ne metta. 

La bellezza di questa cisterna sta nello strato perfettamente conservato di coccio pesto, tranne per le pareti appena entrati. Una serie di gallerie comunicanti, lievemente curve, fanno di questa cantina un paradiso per gli amanti della fotografia, che possono dilettarsi in scatti artistici e molto suggestivi

Un vero e proprio labirinto di emozioni,  dove la nostra guida ci fa notare alcuni particolari come i simboli religiosi creati dai monaci che vi abitavano, disegnati con il fumo delle loro candele.

Le cisterne di Ventotene sono dei simboli inestimabili della storia di quest’isola, che vengono tenuti con cura e grande rispetto da chi li racconta con passione ai visitatori dell’isola.  

Per maggiori informazioni su come visitarle potete chiedere al Museo Archeologico in Piazza Castello n°1 e andare sul loro sito: http://www.riservaventotene.it/index.php?option=com_content&view=article&id=92&Itemid=81 

Per chi si gode una vacanza a Ventotene, per chi è venuto a fare immersioni sub nella riserva marina o per chi è venuto ad aiutare nell’inanellamento degli uccelli migratori in primavera consiglio di trascorrere un paio d’ore in visita alle cisterne. Si respira passato e presente e si rimane sorpresi dalla ingegnosità dei romani e dell’uomo.


Scritto da
Benedicta Lee

Nata a Roma da madre Italiana e padre Americano, lavora come libero professionista nell'ambito della comunicazione turistica, per cui attualmente frequenta l'Università di Scienze del Turismo. Ama...

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