Oggi ci hanno ricordato di due meravigliosi incontri con Stefano Flammini, un entusiasta imprenditore a capo di FGroup. Stefano ci aveva raccontato la sua esperienza su come arte e competitività sono il segreto delle imprese italiane nel mondo.
Il punto di partenza degli incontri era stato quello di capire che cosa è l'arte moderna in architettura e ingegneria. Per Stefano è quella parte del lavoro dell'uomo immaginata, sviluppata e realizzata senza alcuno scopo immediato ma per far trovare tutti noi in un ambiente migliore attraverso l'ideale della bellezza.
I canoni di bellezza, tuttavia, variano continuamente: dall’armonia ricercata nella scultura classica greca all’esasperazione dei primi espressionisti. Per essere più pertinente, l’arte corrisponde sempre ad una sorta di riflessione privata, personale e sempre diversa per ciascuna persona, sulla ricerca della verità nascosta dietro l'apparenza delle cose.
Sappiamo che le nostre citta d'arte hanno un vantaggio in termini di attrazione per i visitatori. Ma cosa fare per i nuovi progetti? L’arte antica e moderna vanno trattate nello stesso modo?
Sì, l'arte antica e quella moderna dovrebbero essere trattate nello stesso modo, così come l'arte contemporanea, ma dovrebbe essere chiaro cosa si intende per "trattate". Se si intende "essere lette" allora dobbiamo mantenere l'identità distinta delle tre età definite cronologicamente, utilizzando strumenti di interpretazione differenti per ciascuna.
Il periodo dell’arte moderna arriva per alcuni con la avanguardie storiche, Duchamp, Picasso e la "Demoiselles d'Avignon", 1907, e per gli altri con il neoclassicismo di David, ma in realtà l'arte "moderna" dovrebbe essere fatta risalire almeno alla Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova, o alla Basilica di San Francesco (siamo nei primi anni del 1300), quando la natura, la storia e l'umanità hanno sentito il bisogno di integrarsi, come poi è accaduto trionfalmente nel Rinascimento.
Ne consegue che per comprendere l’arte si deve tener conto di tutto il contesto sociale, culturale e si deve avere uno scopo diverso ogni volta.
Per Stefano Flammini arte in Italia, più che altrove, ha sempre cercato un inserimento appropriato nel contesto del carattere architettonico e urbanistico, sempre evitando di essere percepita come una semplice sovrapposizione. Pur con alti e bassi in tempi diversi, l'arte non è solo un mero elemento decorativo, ma ha il suo carattere di "necessità" in un progetto e nella sua realizzazione.
In questo contesto, la creatività delle imprese italiane ha le sue radici nell'arte e dimostra una capacità, indiscussa in tutto il mondo, di "costruire il bello." Questa capacità è ancora sentita e percepita: arte e competitività si intrecciano per il successo delle imprese italiane nel mondo. In sintesi, quando una società italiana compie i primi passi all'estero può provare sgomento a competere con i giganti dei mercati internazionali.
Stefano ci ricorda l'analogia di Davide e Golia. La raffigurazione di Davide, l'eroe che Michelangelo ha trasformato in ideale di bellezza maschile non può fallire ed è un ispiratore, mentre allo stesso tempo il povero Golia così grande e potente è soccombente di fronte a tanta bellezza e intelligenza. Questo è il sogno italiano.
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