Ho intervistato molti italiani che negli anni sono andati all’estero, spinti da necessità o dalla speranza di realizzare un sogno che non riuscivano ad avere in Italia, e la loro reazione è stata molto diversa a seconda della fascia di età.
Il legame con l’Italia è sempre presente ma assume sfondi emotivi diversi e il desiderio di ristabilire un contatto diretto (dove si è perso) deve comprendere queste emozioni.
Provo a riassumere in poche righe le differenti emozioni delle generazioni di emigrati e il loro legame affettivo con i paesi di origine. Per la prima generazione partita alla fine Ottocento e primi Novecento, il legame con l’Italia è stato viscerale per la presenza dei genitori e dei nonni in Italia e il desiderio di venirli a trovare è stato forte.
La prima generazione mandavano i soldi a casa e quindi alcune volte la seconda generazione si vedeva privata di alcune attenzioni e assumeva un rapporto di contrasto con il paese di origine.
Per i nipoti, la terza generazione, il legame assume uno sfondo più fiabesco. Hanno sentito le storie dai nonni e hanno una vaga idea di quello che potrebbero trovare anche se alcune volte non hanno più la lingua che li aiuta.
La quarta generazione non parla italiano nella maggior parte dei casi e ha il desiderio di scoprire le proprie radici. Una conoscenza che deve però essere connessa anche allo stile di vita con il quale sono cresciute e nel quale si sentono a loro agio.
In ogni caso il viaggio in Italia è un ‘must’ per tutti e sta a noi italiani quello di trasformarlo in una occasione di connessione permanente e non occasionale. Sta agli italiani quello di costruire la propria sponda del ponte che potrà unire a lungo le due culture.
In questo momento soprattutto negli USA è molto forte il desiderio di scoprire la propria genealogia e molte società offrono questo servizio. Noi abbiamo preparato un pacchetto studiato per chi vuole ‘Scoprire e gustare le proprie radici italiane’, una giornata in cui organizziamo una ‘visita emozionale’ al paese italiano di origine con la scoperta del vero stile di vita locale.
La storia locale ma anche le usanze e il cibo. Durante la giornata organizziamo incontri con persone del posto e il nostro ruolo è quello di mediatori culturali capaci di costruire dei ponti sui quali potranno passare tante altre persone e tante altre emozioni.
Per informazioni http://discoverplaces.travel/discover-taste-your-italian-roots/
Il modello Cinisi: 5 anni di lavoro e il 2020 come ‘anno dell’emigrato’
Si stima che ci siano circa 10 milioni di siciliani all’esterno (anche se secondo me questo dato è sottostimato) e molti di loro hanno perso il legame diretto con il loro paese d’origine.
Un vero peccato per entrambi e un vuoto che il comune di Cinisi sta colmando con una serie di iniziative mirate.
Cinisi è vicino Palermo, il paese dove si trova l’aeroporto, ed è ‘abbracciato’ alla vicina Terrasini che si trova in riva al mare ed è un luogo amato dai turisti. In realtà i confini di Cinisi arrivano al mare ma il vero nucleo abitato si trova a pochi km dalla costa.
Un territorio circondato da splendide montagne che al tramonto assumono un particolare colore rosato che ricorda quello delle Dolomiti. Un luogo dove mare e montagna si sposano per regalare colori e profumi indimenticabili.
Cinisi ha visto una forte emigrazione a partire dalla fine dell’Ottocento con diverse ondate che si sono succedute nel tempo: l’ultima è stata quella degli anni ’50 verso l’America. Oggi i giovani sono tornati a lasciare il paese ma lo fanno in modo indipendente, ognuno seguendo un proprio percorso individuale anche perché spesso sono laureati e hanno le idee chiare.
Fino a molti anni fa, gli emigrati cercavano di tornare al loro paese d’origine appena potevano, poi piano piano queste visite si sono fatte meno frequenti anche per la fine di alcuni legami come quello dei genitori o dei fratelli.
Ma a Cinisi questo processo si è invertito una ventina di anni fa e oggi ha un boom di visitatori dall’America.
Come è stato possibile costruire questi ponti fra culture? Quale è il segreto di Cinisi?
Tutto è partito da Rosolino Lo Duca, un oriundo italiano stabilitosi vicino Detroit, e da una attenta amministrazione che ha avuto una visione perseguita con costanza per oltre 5 anni.
Rosolino aveva lasciato Cinisi una prima volta a 20 anni e si era stabilito in America dove aveva avuto 4 figli da Rosa, anche lei siciliana. Quando è rimasto vedovo, è andato in cerca delle sue radici e a Cinisi ha trovato Fanni, un nuovo amore che gli ha ridato la gioia di vivere.
Per questioni varie si è quindi trovato a dover fare spesso la tratta Detroit-Palermo e a vivere più intensamente le sue due patrie. Capendo le dinamiche sociali di entrambi i paesi in modo viscerale, Rosolino ha iniziato a ri-promuovere la vita di Cinisi fra i suoi connazionali.
Per le nuove generazioni sono stati organizzati scambi fra 17 studenti delle scuole medie italiani e americani di origini di Cinisi, i ragazzi sono ancora in contatto grazie ai social network. I ragazzi americani hanno scoperto il paese dei loro nonni in modo moderno e grazie a loro coetanei, con un linguaggio che possono comprendere meglio.
E da allora le relazioni fra le due comunità si sono intensificate al punto che in alcuni supermercati di Cinisi si trovano prodotti americani per soddisfare le necessità e i desideri di chi si stabilisce qualche mese in Sicilia ma vuole continuare le sue abitudini americane.
Dal 2014 Rosolino Lo Duca è stato nominato assessore agli emigrati (senza portafoglio) proprio per intensificare le relazioni fra Cinisi e le comunità di Detroit, New York e Chicago.
L’amministrazione comunale di Cinisi ha poi dichiarato il 2020 ‘anno delle radici’ e ha organizzato una serie di manifestazioni per rafforzare la relazione con i suoi discendenti.
Sono previsti incontri nelle scuole medie con testimonianze di vita in America e molte altre manifestazioni seguendo il tema:
“non c’è pianta senza radici, non c’è futuro senza passato, storia di un paese in movimento”.
Per far conoscere ai ragazzi di oggi i sentimenti dei loro nonni (sia quelli che sono partiti che quelli che sono restati) saranno pubblicati due libri di italo americani con dei titoli molto evocativi, come ‘La Spartenza’...
Ma tutte le manifestazioni avranno questo filo conduttore e uno stesso logo: anche il famoso Carnevale di Cinisi sarà dedicato al tema dei ‘concittadini all’estero’.
Alla fine sarà realizzato un documentario su questo anno di eventi e sarà aperto un Museo Etnografico sulla Emigrazione.
Anche noi facciamo parte di queste manifestazioni, dedicate alla ricostruzione di nuovi ponti fra le comunità locali e gli emigrati italiani, con il Premio Town Ambassador a Michael Chirco, la cui cerimonia si svolgerà durante l’estate.
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