Panpepato al mosto di Anagni
Panpepato al mosto di Anagni

Il panpepato al mosto di Anagni, una tradizione secolare

Forse perché sono un po’ troppo cresciuta per scrivere la letterina a Babbo Natale, la vera tavola di Natale è quella che ha il suo bel panpepato. E in una vera cena di Natale non può mancare una discussione se va il vero panpepato è quello fatto con il miele secondo la ricetta di Paliano o quello con il mosto secondo la tradizione di Anagni.

Poi l’ultima discussione è sempre sul quantitativo di cioccolato da mettere nelle pagnottine.

Mia suocera Maria era orgogliosamente di Anagni e comprava tutta la frutta secca il 4 dicembre, il giorno del mercato di Santa Barbara, la patrona di Colleferro. Così aveva tempo di insaporire l’impasto e fargli raggiungere la sua massima espressività.

Ne preparava sempre qualcuno in più… un po’ perché era il regalo perfetto per gli ospiti e un po’ perché facevo scorta in modo da poterlo gustare tutto l’inverno.

Quando l’assessore Carlo Marino mi ha inserita nella giuria del concorso amatoriale promosso dalla Proloco di Anagni : "Panpepato di Anagni", il mio cuore era strafelice. Ed è stato come tornare a casa, come festeggiare il vero Natale, l’arrivo dell’inverno.

Paliano e Anagni sono entrambe in questa meravigliosa area che è l’Alta Ciociaria ma seppure siano confinanti hanno due culture che si distinguono. E il panpepato è solo uno dei tanti esempi. 

La vera novità di questo anno è stata anche l’abbinamento con il vino e, come presidente della Strada del Cesanese, Nino Borgia ha portato una selezione di vini Cesanese del Piglio DOCG da provare. Ricordiamo che sia Paliano che Anagni ricadono nelle zone della DOCG.

Così, mentre assaggiavamo i 18 panpepati in concorso, siamo stati deliziati dai racconti del prof Tommaso Cecilia e ‘ammorbati’ dalla mia descrizione dei diversi vini. Ma il connubio si è rivelato perfetto e ci ha portato ad una esperienza gustativa indimenticabile.

Riproporrò alla mia tavola di Natale il panpepato con il mosto e un buon Cesanese (ma non vi rivelo quale scelgo).

Secondo alcuni documenti ritrovati da Tommaso Cecilia negli archivi della città di Anagni, la prima menzione di un panpepato risale al 1587. Ascoltare i suoi racconti è stato piacevolissimo, tanto quanto osservare i suoi birichini occhi felici di svelare questi segreti.

Tommaso è un uomo che sprigiona gioia e amore per la sua città e che chiamava questo dolce con il nome di ‘panpapato’ in onore alla città di Anagni che ha dato i natali a 4 papi.

Ma torniamo al concorso che prevedeva 4 giudizi: compattezza, sapore, cottura e fragranza.

Il presidente della giuria Guglielmo Vecchi ha introdotto la manifestazione raccontando come il panpepato faccia parte della identità stessa di Anagni e ha riportato una poesia scritta oltre 30 anni fa proprio da Tommaso Cecilia.

Per dare onore ai vincitori, il titolo di migliore panpepato è stato vinto dalla signora Pina Saurini che ha cominciato a farlo solo 5 anni fa seguendo la ricetta della suocera. Il secondo posto alla signora Anna Maria Tabacchiera e il terzo ad Anna Maria Pizzuti.

E possiamo rivelare che uno dei segreti è sicuramente la tostatura della frutta secca … e l’altro è un buon mosto. Di Cesanese, ovviamente.

Carlo Marino, Concorso panpepato Anagni.
Claudia Bettiol, Peppino Scandorcia e Tommaso Cecilia
Domitilla Baldoni Nino Borgia
Cesanese al Concorso Panpepato di Anagni

Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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