Olio EVO
Olio EVO

La scoperta dell’Olio EVO dei Cinesi e il fattore territoriale

Questa settimana abbiamo ricevuto la richiesta da un gruppo di giovani cinesi delle scuole superiori, che vengono in gita in Italia, di venire a visitare l’azienda e di fare una degustazione di olio EVO (il nostro è un monocultivar di rosciola) e di imparare a fare la pizza e il tiramisù.

Forse per questa coincidenza quando ho visto la conferenza sul ‘Fattore IG dell’Olio EVO’, organizzata da Origin Italia al Ministero dell’Agricoltura, mi sono subito segnata. Bellissima la sala Cavour che si è riempita totalmente vista l’importanza del tema.

La stagione climatica particolare, poi, ha portato ad una diminuzione della produzione in Nord Africa e Spagna che ha fatto alzare il costo dell’olio al consumatore finale. Finalmente ci ha dato dignità ma per i piccoli produttori l’olio può offrire altre opportunità e abbiamo potuto capire il suo potere proprio con le degustazioni fatte a svedesi, belgi e prossimamente cinesi.

L’evento è iniziato con una relazione di Maria Chiara Zaganelli dell’ISMEA sulla DOP Economy, che sarà poi presentata l’8 dicembre nella versione completa, con numeri sorprendenti. Siamo insieme a 650.000 aziende che producono olio e di queste il 61 % gestisce meno di 1 ettaro, e posso dire che siamo in una zona di uliveti ma tutti i miei vicini raccolgono olive solo per uso personale e non pensano oltre il loro consumo o che le loro piante sono un valore paesaggistico.

Ministro Lollobrigida e  Baldrighi

In Italia, poi, ci sono 4.300 frantoi (e qui una piccola nota sui costi del frantoio certificato biologico per cui nonostante la vasta scelta di frantoi intorno a noi, per averne uno certificato dobbiamo fare troppi chilometri e abbiamo rinunciato).

Nonostante questi numeri solo il 4% della produzione è certificata IG e non è un caso che quasi tutto questo si concentra su 3 IG in Puglia, Toscana e Sicilia che sono anche le zone italiane a maggiore vocazione turistica. La maggior parte dell’olio viene acquistata da turisti o mandata all’estero, soprattutto in USA.

E poiché sono tornata da un fine settimana dalla BITEST – Borsa Internazionale del Turismo Esperenziale con la nostra DMO Alta Ciociaria, posso confermare che la relazione OLIO-TERRITORI ha un grande interesse da parte degli operatori turistici nazionali ed internazionali.

Infatti, un altro dato interessante dell’ISMEA è che se da una parte esportiamo molto olio di qualità, dall’altro lo acquistiamo e nel bilancio siamo in deficit. E non ho capito come viene conteggiato tutto l’olio prodotto dai i miei vicini per uso familiare.

Quasi tutti gli interventi hanno sottolineato l’importanza della comunicazione, di una comunicazione capace di valorizzare le nostre cultivar locali per legare sempre di più l’olio EVO con il territorio di provenienza.

Mi sono ritrovata molto nelle parole di Tommaso Loiodice dell’Unapol e di Alfredo D’Antini dell’associazione Città dell’Olio che vivono in prima persona le nostre stesse esigenze. A chiusura della prima parte è intervenuto il sottosegretario Patrizio La Pietra che ha la delega all’olivicoltura che ha parlato di un prossimo Piano Olivicolo Nazionale e del forte legame tra l’economia agraria e il paesaggio agricolo, e noi lo sappiamo bene perché è quello che ci viene richiesto da tutti quelli che vogliono visitare l’azienda e comprare un pezzo d’Italia incontrando direttamente il produttore.

Sottosegretario  Patrizio La Pietra

Dopo un convegno eccezionalmente gestito da Mauro Rosati, direttore di Origin Italia, con interventi precisi, puntuali e sintetici nella loro esposizione, le chiusure sono state fatte dal ministro Francesco Lollobrigida che ha partecipato a tutti i lavori della mattinata.

Il ministro ha esordito con una distinzione filosofica tra persone e consumatori: forse i consumatori sono quelli che comprano prodotti senza identità, ma sono le persone che scelgono e decidono cosa e da chi comprare. Il mondo agricolo italiano, soprattutto quello delle piccole e microaziende, si rivolge alle persone e lo sappiamo bene perché le persone cercano sempre di più un contatto personale e vogliono rimanere in contatto con noi.

Un altro tema importante è l’etichettatura e il Nutriscor che penalizza le produzioni italiane, ad esempio l’olio EVO nostro avrebbe una fascia arancione che può incutere timore nel consumatore e che non esalta certo le proprietà salutistiche del nostro olio.

La chiusura è stata dedicata alla candidatura della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’UNESCO. Al momento solo Messico, Corea, Francia e Giappone hanno tale riconoscimento, mentre certamente quella italiana è la più famosa con oltre 250.000 ristoranti italiani nel mondo che la promuovono e sono i veri ambasciatori dell’Italian Lifestyle.

Il ministro Lollobrigida ha consegnato una targa con il simbolo della candidatura italiana a tutti i partecipanti mentre i ragazzi di due scuole alberghiere di Roma hanno preparato la degustazione di olio e di prodotti italiani nella bellissima cornice dell’atrio del ministero.

Roma  Sala Cavour Ministero Agricoltura

Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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