L’Emilia Romagna ha rapito il pubblico con lo spettacolo ‘Nella città l’inferno’, tratto dal romanzo ‘Via delle Mantellate’ di Isa Mari, andato in scena a Colleferro per il Gran Premio del Teatro Amatoriale 2022.
Uno spettacolo apparentemente non facile, la storia di alcune detenute nel carcere romano delle Mantellate chiuso intorno agli anni ’50 e reso popolare da una canzone popolare “Le Mantellate so’ delle suore, ma a Roma so’ sortanto celle scure. Una campana sona a tutte l’ore, ma Cristo nun c’è sta drento a ‘ste mura”.
L’artefice di questo successo è Stefano Naldi, che ha curato l’adattamento teatrale del testo, la scenografia e i costumi e ha scritto anche le musiche dello spettacolo. Ma andiamo per ordine perché ogni scelta merita una sua descrizione.
La scenografia è stata perfetta, delle sedie e brande con uno schienale alto che ricordavano le sbarre di una cella e che venivano spostate per delimitare lo spazio di una cella o del corridoio del penitenziario. Ma anche per scandire il giorno e la notte delle detenute trasformandosi in letti o in confessionali o in palcoscenici.
La latrina al centro del palco era una vera opera d’arte che ricordava la più famosa opera di Marcel Duchamp. Da una parte rappresentava lo squallore del carcere dall’altra era il palcoscenico dove saliva la detenuta in cerca di libertà scrutando il cielo e il ragazzo della vicina officina.
I soli due attori uomini interpretavano sia le guardie carcerarie sia i protagonisti del processo alla detenuta ultima arrivata. Un processo surreale reso in tutta la sua improbabile assurdità dalla interpretazione di questi due attori. Complimenti alla scelta della regia che ha voluto così distinguere la vita reale da quella del carcere, dando quasi più dignità a quella dietro le sbarre che almeno non ha bisogno di nascondere il suo squallore.
Inutile dire quanto la musica si adattasse al testo rendendolo quasi leggero, un sottile contrasto fra lo spessore psicologico dei protagonisti e la leggerezza della vita che non va mai dimenticata. Le musiche sono state scritte direttamente da Stefano Naldi che ha così reso lo spettacolo unico e personale.
Alla fine dello spettacolo abbiamo chiesto a Stefano i motivi della scelto di un testo apparentemente così difficile: ”mi sono innamorato prima del film con Anna Magnani e Giulietta Masina, poi del romanzo e ho riscritto il testo dando un po’ più di spessore a tutte le carcerate, e non solo a quella rappresentata da Anna Magnani nel film. Lo spettacolo è nato nel 2007 e il cast si aggiorna con le nuove allieve che arrivano alla scuola di arti sceniche di Forlì.”
Un particolare plauso a Silvia Chiocciolini che interpreta la detenuta romana Egle e che aveva un accento e una cadenza familiare a noi romani. Più volte mi sono chiesta se fosse realmente romana o se recitasse, perché era perfetta nella sua pronuncia ma anche nel modo tipico romano di muoversi e di ancheggiare.
Uno spettacolo da gustare, una riflessione sulla psicologia umana che non cambia e non si evolve senza la voglia di bellezza. Una emozione che il pubblico ha premiato più volte con applausi a scena aperta.
E ora non chiamatelo più ‘teatro amatoriale’!

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