

Nel 305 AC fu sottomessa da Roma e, durante il periodo romano, qui passavano due importanti vie di comunicazione che in questo punto attraversavano il fiume, così il paese diventò un importante centro di commercio.
Queste strade sono state utilizzate almeno fino al IV secolo DC, dopo questa data il primo documento su Isola del Liri risale al 1010 quando viene menzionata in un documento del governatore di Sora e Arpino.
Nel 1100 viene menzionata in una bolla di papa Pasquale dove si riferisce di un castello di ‘Isola di Sora’, l’antico nome di Isola del Liri.
Papato e Regno di Napoli si sono combattuto per anni per il dominio su queste terre e nel paese si possono vedere chiaramente tracce di entrambe le dominazioni.
Isola del Liri ha il suo primo periodo florido durante il XV secolo grazie alla famiglia Boncompagni, originaria di Bologna e collegata a Papa Gregorio XIII che acquistò il Ducato di Sora. Per molti anni è stata sede dei duchi di Sora e il centro amministrativo del ducato.
In questi anni l’antico castello di guardia del fiume venne trasformato in palazzo e divenne la residenza prescelta dalla famiglia Boncompagni. Il magnifico palazzo fu arricchito di giardini e di un teatro mentre due ponti levatoi lo collegavano alle due rive del fiume Liri.
La famiglia Boncompagni fece costruire la prima industria di lavorazione della lana e della seta e sistemò la struttura urbanistica del borgo nel corso dei secoli.
Nel 1796, Isola del Liri passò sotto il dominio borbonico e dalla rivoluzione francese inizia una fase ‘buia’ di terrore, soprattutto a causa delle opposizioni ai nuovi conquistatori da parte di gruppi di briganti locali. Il brigante più famoso è ‘Mammone’ e la sua forza provocò l’ira dei francesi che distrussero e saccheggiarono Isola del Liri.
Dopo gli eccidi napoleonici, ha avuto un altro grande periodo di gloria nel XIX secolo quando vi furono impiantate le prime cartiere. Tra il 1821 e il 1841 sono nate industrie e in seguito, grazie alla disponibilità di acqua energia per gli impianti lungo il fiume Liri, sono nate diverse cartiere e in seguito le industrie connesse come quelle della lavorazione dei feltri.
Il primo lanificio era stato fondato nel 1805 dai Simoncelli. Cartiere, lanifici e feltrifici prosperarono nel corso del secolo.
Durante la guerra è stata a lungo bombardata da parte degli alleati, i cittadini sfollarono, diverse fabbriche sono andate distrutte e i macchinari trafugati. L'economia del dopoguerra riprese grazie anche al commercio illegale di sigarette prodotte artigianalmente con le scorte di carta superstiti.
Qui c’è la storia millenaria dei Pelasgi, che costruirono le mura ciclopiche, c’è la casa natale di Cicerone che qui ambientò il suo testo De Legibus, dove si parla di rapporto tra leggi e giustizia sociale. Qui ha soggiornato San Francesco con la visione dell’angelo che lo portò alla rinuncia del ministero sacerdotale e rimase umile frate a vita.
Qui c’è la storia di Gregorio XIII, quello del calendario gregoriano che usiamo ancor oggi, del figlio Iacopo Boncompagni che valorizzò il castello della Cascata con affreschi di scuola del Cavalier D’Arpino, maestro di Caravaggio.
Qui c’è la storia della prima e della seconda industrializzazione, di Napoleone dell’Illuminismo e delle nuove idee della rivoluzione francese, degli industriali francesi, della invenzione della macchina continua di Lefebvre, delle lotte operaie, delle Cartiere Meridionali, delle Società Operaie di Mutuo Soccorso tra le più antiche d’Italia, e di una delle prime università popolari d’Italia.
Il Liri è uno dei fiumi più lunghi d’Italia e con la sua grande portata di acqua ha condizionato la vita delle antiche popolazioni italiche che non lo potevano oltrepassare facilmente. Poi è stato generoso e quando si è capito come sfruttare il corso d’acqua per produrre energia ha dato vita ad uno dei maggiori sviluppi industriali europei del XVIII secolo.
Lanifici e cartiere esportavano in tutta Europa, tanto che il Times veniva stampato su carta fatta ad Isola del Liri. Allora non era ancora Ciociaria ma i territori facevano parte del Regno Borbonico e Carlo III fu così fiero dei successi che nel 1744 venne in visita ad Arpino.
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